May 29, 2023
Rana, figlia di Anne Fadiman
Rana artigliata africana (Xenopus laevis) © Giuseppe Mazza Fino all'estate scorsa avevamo una rana morta nel nostro congelatore. Quando Bunky morì, io e George pensammo che avremmo dovuto aspettare a seppellirlo finché entrambi non fossimo cresciuti
Rana artigliata africana (Xenopus laevis) © Giuseppe Mazza
Fino all'estate scorsa avevamo una rana morta nel congelatore. Quando Bunky morì, George e io pensammo che avremmo dovuto aspettare a seppellirlo finché entrambi i nostri figli grandi non fossero tornati a casa, quindi lo mettemmo in una busta Ziploc e lo appoggiammo su un fianco su uno scaffale poco profondo nella porta del congelatore, proprio sopra la macchina del ghiaccio. Bunky era piatto e compatto e, ben presto, rigido come un cellulare. Si adattava perfettamente. Mi ero sempre chiesto a cosa servisse KitchenAid quello scaffale: era troppo stretto per qualsiasi cibo potessi pensare, ma ora lo sapevamo. Doveva contenere una rana.
Esistono due tipi di animali domestici: quelli che scegli e quelli che ti capitano. Bunky apparteneva alla seconda categoria. Entrò nella nostra famiglia alla maniera casuale degli animali domestici di quel genere: kit per girini ("habitat" cubico di plastica con sommità a cupola, come la navata di Santa Sofia, senza girino ma accompagnato da un buono riscattabile), lasciato dalla nonna orientata ai giocattoli educativi per nipote sotto l'albero di Natale; kit messo da parte per anni sullo scaffale dei giocattoli; kit scoperto dal fratellino in età prescolare della nipote; girino ambito; buono girino riscattato dai genitori; girino spedito a New York dalla Florida in un contenitore di polistirolo; girino universalmente ammirato per la pelle trasparente (cuore che batte visibilmente!) e la metamorfosi impressionante (strani baffi! zampe posteriori! zampe anteriori! niente più coda!); la rana ammirava un po' meno; la rana adulta veniva per lo più ignorata, tranne che dai ragazzini in visita, che, se non avevano loro stessi delle rane, si fermavano a rendere un breve omaggio prima di passare ai Lego, e dal padre del proprietario, che, nonostante le intenzioni iniziali di insegnare al figlio la responsabilità attraverso la cura degli animali domestici , finì per dare da mangiare alla rana (Nuggets di cibo della Fase Due, somministrati con un minuscolo cucchiaio giallo per servire il cibo della Fase Due, abbastanza delicato per una fata) e, una volta diplomata alla Basilica di Santa Sofia, pulendo l'acquario, prima di plastica da due galloni, poi di vetro da quattro galloni ( impegnativo, perché la rana, ricoperta di sostanza gelatinosa, richiedeva apprensione e trasferimento temporaneo mentre l'acquario veniva svuotato, riempito e medicato con cristalli declorurati, e dannazione, era scivoloso).
Henry, il proprietario della rana, dice di essere stato convinto per molto tempo di aver chiamato Bunky, ma non ne è più sicuro.
Susannah, la sorella maggiore, dice di aver chiamato definitivamente Bunky e Henry ha approvato la sua scelta.
George, il mangiatore di rane e pulitore dell'acquario, dice che Henry ha scelto un nome "simile a Bunky" e Susannah lo ha perfezionato.
Non ne ho idea.
Una delle caratteristiche più importanti degli animali domestici che entrano in famiglia per caso è che la loro vita è breve. La loro affidabile evanescenza rende la vita facile ai genitori ma difficile ai bambini. Il primo animale domestico della nostra famiglia, il predecessore di Bunky, era un pesce rosso di nome Rosebell. George vinse Rosebell lanciando palline da ping-pong in tazze alla fiera di strada della chiesa di Sant'Antonio, che si teneva ogni estate a un isolato dal nostro condominio. Susannah, di quattro anni, portò trionfalmente Rosebell a casa in un sacchetto di plastica, le diede il nome, le dipinse un ritratto e, quando Rosebell morì tre giorni dopo, pianse così forte che dovette prendersi una mattinata libera dal campo.
Ma Bunky non è morto. Mentre era vivo e vegeto – ed era un calciatore prodigioso – lo chiamavamo la nostra “rana immortale”. Le stagioni passavano, anche se forse non dal punto di vista di Bunky, dato che non usciva mai. Passò un anno. Cinque anni. Dieci. Infine, sedici.
In realtà, forse diciassette, ma sarò prudente perché non voglio rischiare nemmeno un soffio di inflazione anfibia dei curriculum. Siamo tutti d'accordo sul fatto che Bunky avesse almeno un anno quando ci trasferimmo da New York al Massachusetts occidentale, con l'acqua che sciabordava rumorosamente nell'acquario di plastica (questa era la fase da due galloni) incastrato tra i miei piedi mentre guidavamo verso nord sulla I-91 nel nostro minivan noleggiato. Deve essere stato straziante per lui, come una tempesta in mare.
Durante la nostra prima notte in Massachusetts, dopo aver spento le luci, ho richiamato l'attenzione di George, con aria sognante, sul suono bucolico dei guardoni che si diffondevano dalla nostra finestra dalla riva del fiume. Mi ha informato che stavamo ascoltando Bunky, nella stanza di Henry, tramite il baby monitor.